Le piattaforme digitali come “poteri privati” e la censura online

  • Ottavio Grandinetti
Parole chiave: Piattaforme digitali, Poteri privati, Censura online, Internet, Standard della Community

Abstract

Sempre più spesso gli studiosi europei ed americani qualificano le piattaforme digitali gestite dalle Big Tech come “poteri privati” e, per quel che riguarda la libertà di espressione e di informazione, come “censori privati”. Il saggio, dopo aver richiamato le più recenti teorie antitrust sulle piattaforme online negli USA e in Europa, si focalizza sulle conseguenze costituzionali di questa qualificazione (potere privato) sulla disciplina della censura online, arrivando alla conclusione che, secondo il diritto costituzionale italiano ed europeo (perlomeno dell’Europa continentale), mentre gli utenti delle piattaforme sono garantiti dalla libertà di espressione e di informazione, le piattaforme online esercitano solo la loro libertà di impresa. Di conseguenza, le piattaforme digitali possono essere sottoposte a limiti a tutela della libertà di espressione e di informazione anche più penetranti dei media tradizionali, che esercitano pur sempre la loro libertà di informazione. E, sulla base dell’art. 10 CEDU e della relativa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, gli Stati hanno l’obbligo “positivo” di garantire la libertà di espressione ed il pluralismo dell’informazione. Infine, alla luce di queste considerazioni generali, il saggio analizza criticamente le proposte di Regolamento UE sui servizi (Digital Services Act) e sui mercati digitali (Digital Markets Act).

Biografia autore

Ottavio Grandinetti

Professore a contratto di Diritto dell’informazione presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa e avvocato

Pubblicato
2022-04-07
Come citare
[1]
Grandinetti, O. 2022. Le piattaforme digitali come “poteri privati” e la censura online. Rivista italiana di informatica e diritto. 4, 1 (apr. 2022), 175-188. DOI:https://doi.org/10.32091/RIID0067.