Profili di contrasto al cybercrime in iure condito e de iure condendo
DOI:
https://doi.org/10.32091/RIID0087Parole chiave:
Malware, Cybersecurity, Cybercrime, Diritto alla riservatezza, Captatore informaticoAbstract
Nell’era del digitale la nostra vita è ormai legata a doppio filo a smartphone e tablet che ci accompagnano in ogni nostro movimento. è proprio la natura itinerante di tali mezzi che li rende perfetti “contenitori” per accogliere i c.d. captatori informatici, ovvero i malware utilizzati a fini investigativi, per il perseguimento dei reati. In questo lavoro si approfondisce come la giurisprudenza e il legislatore abbiano cercato di regolare l’avvento di questi nuovi mezzi di ricerca della prova nel tentativo di trovare un bilanciamento tra il soddisfacimento dell’interesse pubblico nell’accertamento dei reati, previsto e tutelato dall’art. 112 Cost. relativo al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e l’art. 15 Cost., che sancisce il principio di inviolabilità della riservatezza e segretezza di qualsiasi forma di comunicazione. Al contempo, però, si vuole sottolineare come sia essenziale il contrasto al crimine informatico, attuato anche mediante l’utilizzo di tali strumenti e un adeguato sviluppo di risorse tecnologiche per la sicurezza informatica in grado di creare sistemi che siano “cyber resilienti”. In tal senso, si porta alla luce la duplice natura, benevola e malevola, dello stesso mezzo: il malware.