Perché scrivere chiaro. Dal semplicismo alla pertinenza del linguaggio giuridico (ai fini del discorso e dei suoi destinatari)

  • Raffaele Libertini Consiglio regionale della Toscana
Parole chiave: Chiarezza, Concisione, Etica testuale, Gentilezza istituzionale, Comunità professionale

Abstract

Perché scrivere chiaro? E in che contesti? L’articolo distingue la scrittura letteraria da quella dei testi giuridici sottolineando, per questi, la necessità che siano chiari e concisi per permettere ai cittadini di comprenderli con facilità esercitando così il loro diritto e dovere di conoscere le leggi, gli atti amministrativi e gli atti giudiziari che li riguardano. Una scrittura non chiara produce infatti effetti molto negativi sui cittadini e sulle imprese alterando il principio della divisione dei poteri e scaricando sugli interpreti i dubbi che derivano da una cattiva scrittura. Sono poi indicate le ragioni dello scrivere oscuro da parte dei tecnici e dei politici. Urge allora il cambiamento di una cultura e una formazione permanente dei redattori degli atti. A tal fine si auspica la costituzione di comunità professionali (un esempio è quello dell’Osservatorio legislativo interregionale - OLI). Occorrono anche la formazione di una classe politica di alto profilo ed un sistema giudiziario non tradizionalista che si adoperino realmente ai fini di formulare atti chiari e concisi.

Biografia autore

Raffaele Libertini, Consiglio regionale della Toscana

Ex dirigente del Consiglio regionale della Toscana e Presidente onorario dell’Associazione per la Qualità degli Atti Amministrativi (AQuAA)

Pubblicato
2020-02-27
Come citare
[1]
Libertini, R. 2020. Perché scrivere chiaro. Dal semplicismo alla pertinenza del linguaggio giuridico (ai fini del discorso e dei suoi destinatari). Rivista italiana di informatica e diritto. 2, 1 (feb. 2020), 43-59. DOI:https://doi.org/10.32091/RIID0009.
Sezione
Note e discussioni